Nel raccontarvi la storia di Franco (nome di fantasia, come in altri casi qui raccontati) e del sinistro subito a causa di un dissesto stradale, in seguito risarcito dal Comune di Prato solo dopo aver portato l’istruttoria in sede giudiziale, si è accennato alle modalità con le quali vengono quantificati i danni, perchè è necessario ricordare che i danni non sono uguali per tutti, e vengono definiti anche in base alla storia delle persone.

Se i danni non sono uguali per tutti, la quantificazione di quello fisico è stabilita da una tabella ministeriale

L’unico danno uguale per tutti è il danno fisico, la cui quantificazione è stabilita da una tabella ministeriale, ma ad arricchire questa valutazione schematica subentrano altre voci di danno che possono variare in base alla storia personale e lavorativa del danneggiato. Se per esempio la tua dichiarazione dei redditi è molto alta, hai una tua ditta e il sinistro ti ha costretto fuori dall’ambito lavorativo per più di un mese, si dovrà procedere al calcolo del danno in base al tuo guadagno medio giornaliero, mentre nel caso di un lavoratore dipendente il danno economico viene in qualche modo assolto da INPS e INAIL. Altra cosa è il danno morale, perché quando se ne parla, le valutazioni sono relative al modo in cui la persona può soffrirne e alle possibili conseguenze; ovvero, come ci ha insegnato la cassazione, le valutazioni intorno al danno morale devono essere documentate con molta accuratezza e sono altamente personalizzabili.

L’invalidità permanente può causare danni a livello patrimoniale e lavorativo

Nel caso specifico che riguardava la caduta di Franco a causa di un avvallamento dell’asfalto posizionato direttamente sotto lo scalino di un marciapiede, c’era da valutare una percentuale di invalidità permanente, che gli ha causato danni a livello patrimoniale e lavorativo. Franco era infatti il proprietario di un negozio e per i primi 30 giorni dopo l’incidente è stato costretto a rimanere con il piede ingessato e sospeso, condizione che ha causato alla sua azienda una diminuzione considerevole dei ricavi, che è stata conteggiata sulla base della sua dichiarazione dei redditi, divisa per i giorni lavorativi e moltiplicata per i giorni di malattia assoluta che gli avevano impedito di recarsi al lavoro.

Il danno da cinestesi lavorativa, viene remunerato appesantendo in percentuale il punteggio di invalidità permanente

Oltre a questo, Franco svolgeva l’attività di fantino sui cavalli da corsa e quella di driver ippico. Secondo la sua valutazione, la frattura subita gli aveva creato scompensi e problemi di una certa entità nello svolgimento corretto di questa particolare attività. Per il medico legale era difficile sostenere in modo scientifico che la frattura subita da Franco compromettesse la sua attività con i cavalli, una valutazione che introduce un concetto diverso rispetto all’invalidità permanente che aveva ridotto il rendimento economico della sua attività principale; in questo caso infatti si parla di “danno da cinestesi lavorativa”, ovvero si tratta di tutti quei casi in cui non c’è un danno economico, ma diminuisce l’attività lavorativa generica, perchè lo svolgimento della propria attività, pur essendo possibile, viene affrontato con maggiore dolore, difficoltà e usura, dovendo per esempio come nel caso di Franco, ricorrere a farmaci di un certo tipo come gli antidolorifici. Questo è un tipo di danno che viene quantificato aggravando l’invalidità permanente con circa 20 o 30 punti percentuale in più.