Antoneta, una ragazza rumena da poco trasferitasi qui in Italia, si rivolse al nostro studio tramite un’amica del suo stesso paese e che era già stata nostra cliente. Vittima di un investimento sulle strisce pedonali, aveva riportato dalla diagnosi del pronto soccorso, un trauma cranico non commotivo, una frattura scomposta pluriframmentaria del polso destro e infine una serie di contusioni multiple un po’ su tutto il corpo. Venne dimessa con 30 gg di prognosi e dopo varie certificazioni dell’ortopedico dell’ASL fu dichiarata guarita sei mesi dopo. Trovandosi in difficoltà con la lingua, Antoneta era spaesata perché oltre a non sapere molto sul funzionamento di leggi e normative, si orientava male anche con tutto quello che riguardava le cure mediche, non aveva medico curante né idea a chi potesse rivolgersi. Il nostro compito fu allora quello di seguirla per tutto l’iter necessario, affidandola ad un ortopedico di cui avevamo piena fiducia. I costi che avrebbe dovuto sostenere erano notevoli, basta pensare che solo la fisioterapia le sarebbe costata qualche migliaio di euro oltre al costo di tutti gli accertamenti strumentali, le risonanze, le radiografie, le visite ortopediche. Intervenimmo per aiutarla anticipandole, grazie alle nostre convenzioni, tutte le spese mediche. Una volta guarita e dopo la perizia del medico, avviammo la trattativa con la sua compagnia di assicurazioni, che nel frattempo non si era minimamente preoccupata della vicenda, perché dopo un anno dall’incidente non aveva incaricato alcun medico legale per avviare la gestione della pratica. Solo dopo il nostro sollecito, la compagnia predispose una visita, a cui seguì una quantificazione molto inferiore rispetto alle nostre valutazioni. Fecero quindi un’offerta reale tramite assegno e senza trattativa, si trattava di una cifra pari alla metà di quella che avevamo valutato. Accettammo quindi solo come acconto, respingendo il saldo. Eravamo già pronti a incardinare una causa, d’accordo con la signora, notificammo quindi la chiamata in causa all’assicurazione, che avrebbe dovuto costituirsi in giudizio entro 90 giorni. Spaventata dall’eventualità di una risoluzione giudiziale, la compagnia si fece viva pochi giorni prima dell’inizio della stessa causa. Noi riaprimmo la trattativa, ma in una sede legale e con l’avvocato presente, chiudendo la questione con successo e ottenendo per Antoneta un risarcimento pari al doppio dell’offerta iniziale fatta dall’assicurazione.